10 faccende che possono accadere nel ciclismo del 2015

sabato si è aperta la stagione su strada in belgio, in italia è già quasi un mese che si corricchia, e con la ‘strade bianche’ si inizia ad ingranare davvero. insomma, oggi qua c’è il sole che (s)batte e si può dire che il 2015 del ciclismo su strada è iniziato davvero.
non è ancora troppo tardi, però, per esporsi al dileggio autoimposto facendo qualche previsione.

stante che una presentazione verbosa di tutta la stagione l’ho già pubblicata altrove a gennaio -e la riporto con i dovuti link al termine di questo post- ecco invece una raffica di sparate senza necessità di argomentazioni ne’ di future smentite (a quello ci penseranno i fatti).

  1. sarà l’anno di Cavendish, che forse non riuscirà a superare Kittel al TdF ma che si è tirato a puntino in tutto l’inverno e si farà immortalare a braccia alzate più volte durante la stagione. a partire dalla vittoria della sanremo.
  2. sarà la stagione in cui boonen e cancellara andicheranno dal trono del nord, direi definitivamente. i due dioscuri non vinceranno ne’ la roubaix ne’ il fiandre, e nemmeno la gand-wevelgem. evento accaduto solo una volta (2007) negli ultimi 10 anni. i loro successori sono già tanti ed evidenti, ma nello specifico dico che vanmarcke vincerà il fiandre e degenkolb sia la roubaix che la gand. mi spiace per wiggo, ma pure i sogni hanno un limite.
  3. finalmente si rivedrà protagonista carlos betancur, il fenomeno colombiano che io ritengo l’erede diretto di Danilo Di Luca per classe, completezza e coraggio. Lo si rivedrà già sulle ardenne, contribuendo a rendere le corse un po’ più interessanti, ma non vincerà nulla perchè l’Amstel sarà di kwiatkoski, la freccia resterà a valverde e la liegi tornerà a pippo gilbert (ma magari!).
  4. dopo un po’ di confino “burocratico”, i vampiri dell’anti-doping torneranno al protagonismo sulle scene. l’uci obbligherà l’astana a fare un passo indietro, ma la squadra sarà salvata grazie ai petroldollari di qualche sceicco e cambierà nome e colori a metà stagione. prima di tutto ciò ci sarà il giro d’italia, dove torneremo a vedere un corridore di primo piano espulso dalla corsa per non aver passato un controllo… e torneremo a vedere alberto contador in maglia rosa a milano.
  5. Sagan impiegherà un po’ di tempo ad abituarsi al cambio di squadra, e pure quest’anno chiuderà senza vincere nessun monumento. in compenso sarà un mattatore assoluto al tour de france, dove vincerà diverse tappe salvando la spedizione Tinkoff dalla prestazione opaca di un contador che chiuderà ai piedi del podio, sul cui gradino più alto salirà inevitabilmente nairo quintana.
  6. a giugno, wiggo stabilirà il nuovo record dell’ora con l’incredibile prestazione di 55,323. un record difficilmente battibile, ma comunque inferiore a quanto fatto da boardman nel ‘96. motivo per cui wiggins deciderà di tentare un nuovo assalto già nel mese di ottobre.
  7. delusi dalle corse a tappe, i corridori italiani torneranno ad essere protagonisti in quelle in linea, con due resurrezioni miracolose: quella di pozzato, che salirà sul podio del fiandre, e quella di moreno moser, vero mattatore delle corse estive, perdipiù in maglia di campione italiano. come l’avvio di stagione già ha fatto intuire: si vedranno con regolarità sia guardini che bonifazio a giocarsi il risultato negli arrivi in volata.
  8. deluso dal tdf, contador si impunterà per correre un terzo GT e si presenterà al via della vuelta, dove si giocherà la vittoria fino alle ultime tappe. come andrà a finire, questo non si sa, ma sicuramente farà caldo e fuglsang andrà fortissimo.
  9. il 27 settembre a Richmond, contro ogni pronostico, tony gallopin vestirà la maglia di campione del mondo 2015.
  10. dopo le vittorie al delfinato e al lombardia e l’ottimo piazzamento al tour, wilco kelderman verrà unanimamente riconosciuto come la maggior sorpresa della stagione e diventerà l’oggetto del desiderio del prossimo ciclomercato.

Qui sotto i contributi più concreti, tratti da ciclismo.it. contiene, in fondo, anche la presentazione dei neoprofessionisti da seguire con più attenzione.

MONUMENTI DA RISCOPRIRE
La stagione scorsa ha visto le Classiche spesso penalizzate da cambi di percorso o di atteggiamento dei suoi protagonisti. Quest’anno un rilancio sarà quasi un’urgenza!
Si parte con la Milano-Sanremo che si rinnova tornando indietro. Nessuna modifica altimetrica ma il ritorno del traguardo in via Roma, ovvero un chilometro in meno tra la cima del Poggio e la linea d’arrivo. Sembra poco, ma è stata spesso una differenza sostanziale a favore degli attaccanti. Meteo permettendo, e contro le squadre di tantissimi velocisti che la Classicissima l’hanno già messa nel mirino. E l’invito della Cofidis di Nacer Bouhanni aggiunge pepe alla corsa.

Non cambia assolutamente il percorso del Giro delle Fiandre e della Parigi-Roubaix, ma quello che rischia di cambiare al Nord quest’anno sono i protagonisti. Dopo un decennio abbondante di rivalità tra Tom Boonen e Fabian Cancellara, il peso degli anni comincia a farsi sentire sui due leoni, mentre alle loro spalle scalpita una generazione famelica e non sarà facile avere ancora la meglio su Sep Vanmarcke, John Degenkolb, Peter Sagan, Zdeněk Štybar e via dicendo. A contendere la Roubaix ci sarà anche Sir Bradley Wiggins, che dopo la buona prova dell’anno passato (9°) vuole provare a chiudere alla grande una carriera già di per sé leggendaria.

Ma le classiche che meritano un rilancio in questa stagione sono le più dure, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Lombardia. Sulle Ardenne è già qualche anno che si assiste a un finale da “volata in salita” tra Freccia Vallone e Amstel Gold Race, ma vedere un gruppo quasi compatto negli ultimi chilometri della Liegi è stato uno smacco inedito. Le ultime indiscrezioni parlano di un possibile cambio del finale per la classica vallone. In attesa di novità, si preannuncia un nuovo scontro tra protagonisti storici come Alejandro Valverde e Philippe Gilbert;  nuove leve come Michał Kwiatkowski o Tony Gallopin. Un cambio di tracciato sembrerebbe altrettanto urgente per il Giro di Lombardia: la selezione sarà comunque favorita dalla stanchezza, inevitabile al termine di una stagione lunghissima.

Non è una classica monumento, ma quando si parla di corse in linea non si può non allungare l’occhio anche verso il Mondiale. Quest’anno si va a Richmond, in Virginia: sembrerà incredibile ma sono trascorsi ben 29 anni dall’ultima volta negli Usa. Allora fu Moreno Argentin a vestirsi dei colori dell’iride, con Giuseppe Saronni medaglia di bronzo. Quest’anno sarà ben più dura per la Nazionale di Davide Cassani replicare un risultato simile, con un tracciato che sembra strizzare l’occhio a corridori resistenti e veloci, ma da qui al 27 di settembre può succedere di tutto.

I GRANDI GIRI
Il Giro d’Italia scatta il 9 maggio da Sanremo. Una corsa meno dura degli anni passati (finalmente) ma che si snoderà spesso su un tracciato nervoso, dove ci vorranno tanto gambe quanti occhi per non cadere in trappola. Con una sola cronometro (lunga e bellissima) ma con tantissime tappe pianeggianti, senza un “tappone” e a chilometraggi ridotti ma con pochi trasferimenti e con il solito spettacolo delle grandi salite a culminare con il Colle delle Finestre. Un percorso che indubbiamente si addice a un campione che ha già messo nel mirino questo Giro per “scrivere una pagina speciale” del ciclismo di oggi: Alberto Contador ci crede davvero alla possibilità di realizzare quella doppietta Giro-Tour che manca dal 1998. E se sulle strade di Francia dovrà scontrarsi con tutti i grandi campioni, al Giro arriverà da favorito assoluto. A contendergli la maglia rosa ci saranno Rigoberto Urán e Fabio Aru (il 2° e il 3° dell’anno passato), la coppia AG2R con Domenico Pozzovivo e un Carlos Alberto Betancur che si spera ritrovato e la coppia Sky con Richie Porte e Leopold König. A quanto pare mancheranno le superstar anche tra i velocisti, nonostante le numerose tappe pianeggianti. A battagliare per gli sprint ci saranno sicuramente André Greipel e Elia Viviani (con Alexander Kristoff ancora in forse), ma anche Sacha Modolo, Moreno Hofland e Sonny Colbrelli. Mentre tra i cacciatori di tappe un gradito ritorno sarà quello di Philippe Gilbert, che al Giro mise il suo sigillo vincendo una tappa alla sua ultima partecipazione nel 2009.

Il sogno di Contador proseguirà al Tour de France, dove però dovrà scontrarsi con tutti i grandi fenomeni delle corse a tappe di oggi. Sarà difficilissimo che la maglia gialla di Parigi sia su spalle diverse da quelle del madrileño, di Chris Froome, di Nairo Quintana o del vincitore uscente Vincenzo Nibali. Uno scontro di altissimo livello che avverrà su un percorso quanto mai anomalo: concentrato quasi esclusivamente al Sud, con ancora una sola cronometro individuale (per di più di soli 14 km), una cronosquadre addirittura al 9° giorno di corsa e due sole tappe sopra i 200 km, ma con pure numerose tappe ideali per le imboscate a partire da una prima settimana difficilissima tra còtes valloni, pavé e vento del Nord. Dietro ai quattro moschettieri che si giocheranno la maglia gialla, ci sarà comunque – come sempre – il meglio del ciclismo mondiale: le speranze francesi Thibaut Pinot, Warren Barguil e Romain Bardet, i “vecchi” spagnoli Joaquim Rodriguez e Alejandro Valverde, gli ultimi iridati Rui Alberto Faria Da Costa e Michal Kwiatkowski. E poi tanti jolly che animeranno la gara su ogni terreno: Pierre Rolland, Peter Sagan, Wilco Kelderman, Rafal Majka, John Degenkolb, Thomas Voeckler… Altrettanto ricco sarà il parco dei velocisti, dove non mancherà davvero nessuno tra i grandi a sfidare il re Marcel Kittel: con Mark Cavendish, Kristoff, Nacer Bouhanni, Arnaud Demare e Greipel che hanno già confermato la loro presenza.

Dire chi saranno i protagonisti della Vuelta, invece, è pressoché impossibile a inizio stagione. Da qualche anno la Vuelta è diventata una corsa con tanti protagonisti inattesi, che si spostano in Spagna per riscattare le sfortune della stagione: non c’è esempio migliore che la sfida tra Contador e Froome (entrambi ritirati al Tour) dell’anno passato. Il tracciato della corsa spagnola segue ormai la sua consolidata tradizione: partenza con una cronosquadre nel torrido Sud di fine agosto, e poi una serie sempre crescente di tappe brevissime con arrivo in salita, con infiniti trasferimenti. Quest’anno gli arrivi all’insù saranno 10, tra questi spicca l’incredibile tappa Andorra: che in soli 138 km riuscirà a sommare più di 5.000 metri di dislivello. Ovvio quindi che i protagonisti della gara andranno cercati tra gli uomini di montagna: probabilmente ci saranno Quintana e Betancur, sicuramente Rodriguez e Majka che dovrebbe capitanare la Tinkoff, e poi Fabio Aru che su un percorso del genere dovrebbe dare il meglio di sé. Chi ci sarà quasi sicuramente sarà Adam Hansen: il simpaticissimo australiano punta anche quest’anno a disputare tutti e tre i grandi giri, come nelle cinque stagioni precedenti. Dovesse farcela, arriverebbe all’incredibile record di 14 grandi corse a tappe terminate consecutivamente, un’impresa difficilmente eguagliabile.

UNA SFIDA ANTICA CHE RITORNA IN AUGE
Tra i grandi appuntamenti del 2015 ci sarà anche una sfida che avrà il parquet dei velodromi come terreno di caccia, quella del record dell’ora. Disciplina antica che, dopo gli ultimi aggiustamenti regolamentari, è tornata alla ribalta nello scorso inverno. Oggi (l’articolo è di gennaio, ndc.) il primato appartiene all’austriaco Matthias Brändle, con 51,182 km, ma il calendario dei prossimi mesi è destinato a spingere questo limite più in là. I prossimi saranno due protagonisti del recente Tour Down Under: il 31 gennaio toccherà a Jack Bobridge (a Melbourne), una settimana dopo a Rohan Dennis (a Grenchen). Il successivo avrebbe dovuto essere l’inglese Alex Dowsett, fermato però da una frattura che lo ha costretto a posticipare l’impresa. A primavera poi dovrebbe essere il turno di Thomas Dekker, sarà l’ultimo prima del tentativo più atteso, quello di Bradley Wiggins. Data e luogo della sfida del baronetto inglese ancora non sono stati stabiliti, ma è evidente che l’attesa è già forte, per una performance che potrebbe segnare una nuova frontiera in questa storica sfida tra l’uomo e il tempo.

TRE NOMI PER UNA STAGIONE
A parte alcuni casi più unici che rari, nel ciclismo non ci si inventa mai campioni da un giorno all’altro: la crescita fa parte della biografia di ogni corridore, finché si arriva a quel punto in cui sì, si è chiaramente maturi, ma manca quell’ultimo gradino. Con l’irruzione ormai avvenuta dei figli degli anni Novanta sulla scena ciclistica, sono davvero tanti i corridori sul punto di spiccare definitivamente il volo. Eccone tre da seguire col microscopio in questa stagione.
Peter Sagan non è certo un corridore da scoprire. A 25 anni è già una vedette del ciclismo mondiale, ha già raccolto otre 60 vittorie, in frazioni di corse a tappe più o meno grandi, classiche e semiclassiche. Eppure continua a mancargli “la vittoria”, quella in grado di cambiare la carriera di un corridore, e nonostante la giovane età questo buco si fa ogni anno più evidente. La nuova stagione vedrà Sagan in un team diverso, quella Tinkoff dove andrà a guadagnare cifre da superstar ma dove dovrà anche dividere la leadership con Alberto Contador. Sagan sarà capitano unico in tutte le classiche, pur senza contare su una squadra ricca di gregari di primo piano, e sarà quello il terreno, tra Sanremo, Fiandre, Roubaix e Mondiale, dove riempire quella casella ancora vuota. Per non ripartire da zero anche l’anno prossimo.
John Degenkolb condivide con il campione slovacco diverse caratteristiche, ma è ancora ben distante come palmarés. Eppure anche il tedesco può essere considerato ormai una certezza in gruppo, pronto a sublimare la sua carriera con la definitiva esplosione. Anche per Degenkolb saranno le corse “monumento” primaverili il terreno d’elezione: lo scorso anno andava più forte di tutti alla Sanremo ma fu tagliato fuori da una foratura, mentre alla Roubaix fu il “primo degli sconfitti”, regolando il gruppetto dei migliori dietro al solitario vincitore Niki Terpstra. Anche per John Degenkolb si prospetta un Tour da gregario, a far da spalla al velocista marcel Kittel, per poi sperare di ribaltare i ruoli in chiave mondiale. Quella tra lui e Sagan, insomma, si candida ad essere la sfida per eccellenza nel ciclismo del futuro prossimo.
Wilco Kelderman, rispetto ai due avversari appena descritti, pare partire da un gradino più in basso, ma il suo terreno d’elezione è molto più ambizioso e faticoso trattandosi delle grandi corse a tappe. Kelderman è l’ennesima promessa sfornata dal ciclismo olandese, ma a differenza di illustri predecessori come Robert Gesink, Bauke Mollema e Steven Kruijswijk, la sua crescita è proseguita fin qui senza intoppi: un gradino per volta senza mai un passaggio a vuoto. Lo scorso anno è arrivato appena al limite della luce dei riflettori (7° al Giro, 4° al Delfinato, 13° alla Vuelta), quella che si prospetta per lui è la stagione più difficile, quella dell’esplosione definitiva, nonché quella dell’esordio al Tour. Sarà difficilissimo mantenere le attese, ma la qualità per farcela ce l’ha tutta.

A TUTTA VELOCITA’
Tra le ruote veloci del gruppo, le ultime due stagioni hanno segnato un rimescolamento che non si vedeva da tempo, con un gruppetto di giovani sprinter che sta riuscendo a detronizzare la generazione precedente con largo anticipo. Il 2015 si presenta come una stagione di battaglia apertissima, con l’obiettivo di detronizzare Marcel Kittel dall’indiscusso ruolo di velocista più forte del mondo. Mark Cavendish esce da quella che è probabilmente la stagione peggiore della sua carriera, per rifarsi ha passato un inverno ad allenarsi più che mai, con la Sanremo già nel mirino, e ha già raccolto due successi: al Tour de San Luis e al Dubai Tour (per ora, la corsa a tappe è iniziata oggi – foto Tim-De-Waele). Nacer Bouhanni, dopo la consacrazione al Giro d’Italia, ha lasciato la FdJ per andare a fare il capitano della Cofidis: non dovrà più dividersi i traguardi con Arnaud Démare ma se lo troverà molto spesso come avversario. Alexander Kristoff è reduce da una stagione pazzesca, di cui la Sanremo è stata la ciliegina, e l’impressione è che voglia costruirsi sempre di più come “uomo da classiche” più che semplice velocista, ma al Tour ha messo in riga i colleghi migliori. E poi ci sono i “vecchi” come André Greipel o come il trio allestito dalla Mtn, che se riuscirà a mettere d’accordo Boasson Hagen, Matthew Goss, Tyler Farrar e Theo Bos avrà un trenino invidiabile. Tra tutti questi volti noti, si vedrà sicuramente sgomitare già il viso imberbe di Caleb Ewan, 20enne australiano che ha già bagnato il suo esordio con un secondo posto al campionato nazionale.
E gli italiani? Anche qui sembra affacciarsi una nuova generazione di sprinter, con Sacha Modolo che sarà il leader della Lampre ma alla cui ombra sta crescendo velocemente il 21enne Niccolò Bonifazio (già brillante al Tour Down Under). E mentre Sonny Colbrelli sembra destinato ad abbandonare le volate per inseguire traguardi più impegnativi. Un talento in erba di cui si parlerà è sicuramente l’italo-polacco Jakub Mareczko, che in maglia Southeast avrà come maestro un certo Alessandro Petacchi.
La sfida al trono di Kittel insomma è già lanciata, ma non sarà affatto facile da vincere: l’uomo-razzo tedesco sembra partire già con discreto vantaggio.

CHI ENTRA E CHI ESCE
Come ogni anno, in gruppo entrano facce nuove e su di loro si concentrano piccole e grandi attese. Vi presentiamo quindici neoprofessionisti, da seguire nella loro stagione d’esordio (in rigoroso ordine alfabetico), ma prima salutiamo i “grandi”.

Cadel Evans ha salutato tutti a casa sua, in Australia, al termine del Tour Down Under. Dopo Thor Hushovd è il secondo abbandono di peso in casa Bmc, e con Evans se ne va il più importante corridore australiano di tutti i tempi. Di Bradley Wiggins si è detto: al termine delle classiche dovrebbe salutare il ciclismo su strada, sempre che non decida di fare qualche “comparsata” con la maglia del suo nuovo team Wiggins, squadra di sviluppo per i giovani della Sky. Ma quello di Wiggo non sarà un ritiro vero e proprio: continuerà a correre nei velodromi, prima inseguendo il record dell’ora e poi cercando un incredibile ritorno alle Olimpiadi di Rio.
Dietro a due campioni dal destino annunciato, c’è chi sta in bilico: come Thomas Voeckler, che ha legato il suo destino in maniera talmente forte a Bernaudeau (il suo ritiro dipenderà dal destino stesso della squadra), o come Samuel Sanchez, che ha strappato in extremis un rinnovo di contratto con la Bmc, ma che difficilmente ne cercherà un altro per il 2016.

Ed ora, le facce nuove del gruppo.
Carlos Barbero (Caja Rural): nonostante una crisi profondissima, il ciclismo spagnolo riesce ancora a esprimere nuovi elementi che avranno l’ingrato compito di colmare quel gap generazionale che ha seguito la generazione dei fenomeni Contador-Valverde-Rodriguez. Barbero è un potenziale uomo da classiche, con un ottimo sprint e ampi margini di crescita.
Tiesj Benoot (Lotto – Soudal): l’ennesimo nome per le classiche della scuola belga. Benoot è un corridore potenzialmente polivalente, che avrà modo di scoprire col tempo quali saranno i suoi traguardi d’elezione.
Giacomo Berlato (Nippo): uno di quegli attaccanti di razza di cui il ciclismo ha bisogno come il pane. Tra i dilettanti ha dimostrato di saper correre con coraggio, ma anche di finalizzare. Il passaggio tra i pro è difficile, ma speriamo che non lo spaventi.
Clément Chevrier (Iam): questo giovane scalatore svizzero ha avuto una maturazione lenta passata dalle strade degli Usa. Cercherà di tenere le ruote dei grandi in montagna (dove e quando possibile), ma soprattutto di impararne i segreti.
Magnus Cort (Orica – GreenEdge): colpaccio di mercato degli australiani, che sottraendolo alla “predestinata” Tinkoff vogliono costruirsi da subito l’erede di Simon Gerrans.
Caleb Ewan (Orica – GreenEdge): è il nome più atteso tra tutti i giovani (e, guarda caso, ha già vinto due tappe consecutive al Jayco Herald Sun Tour!). Velocista fenomenale che già da junior riusciva a rivaleggiare con i grandi, non stupirebbe vederlo protagonista da subito.
Ilia Koshevoy (Lampre): pistard bielorusso che tra i dilettanti in Italia ha imparato a correre su strada, vincendo un Gp Liberazione e rivaleggiando già con i professionisti al Tour of Utah. È il classico corridore i cui margini sono tutti da scoprire.
Stefan Küng (Bmc): ottimo passista, formatosi come inseguitore e rivelatosi subito un gran cronoman. È il corridore con cui la Svizzera spera di “rimpiazzare” Fabian Cancellara nelle classiche.
Olivier Le Gac (FdJ): laureatosi campione del mondo tra gli juniores nel 2010, la FdJ lo ha per le mani da un paio d’anni ma ha preferito lasciarlo maturare con calma, permettendogli anche di concludere gli studi prima di passare tra i professionisti lo scorso agosto. È la più grande speranza del ciclismo francese del domani.
Jakub Mareczko (Southeast): velocista potente ma soprattutto scaltro, l’italo-polacco ha già messo la sua firma all’esordio tra i professionisti con due vittorie in Venezuela. Dovrà abituarsi ad altre distanze e ad altri ritmi, ma chi ben comincia…
Kristoffer Skjerping (Cannondale – Garmin): più dell’iridato Sven Erik Bystrom, sembra lui la vera gemma dell’incredibile nuova generazione norvegese. Un altro uomo da classiche con una gran volata.
Mike Teunissen (LottoNL): viene dal ciclocross, dove è stato iridato under 23 nel 2013. Lo scorso anno ha vinto la Roubaix e la Paris-Tour di categoria, mentre al Fiandre è stato “solo” quinto. Serve altro?
Dylan Teuns (Bmc): l’elenco di cacciatori di classiche che riesce a sfornare il ciclismo belga ogni anno è impressionante. Eccone un altro, che curiosamente non corre in squadre fiamminghe ma in uno di quei team che sui giovani investe ancora tantissimo.
Louis Vervaeke (Lotto – Soudal): probabilmente anche Vervaeke diventerà un cacciatore di classiche e un domani lo vedremo inseguire la Liegi, ma qui al momento del passaggio tra i professionisti siamo davanti all’unica vera speranza di rivedere il Belgio protagonista nei Gt. Una speranza che da troppo tempo aspetta di concretizzarsi.
Federico Zurlo (UnitedHealthCare): dopo aver chiuso la carriera dilettantistica con una stagione bersagliata dalla malasorte, il vicentino riparte degli USA. Alla UnitedHealthCare trova un maestro come Roberto Damiani, uno che sa benissimo come si vincono le corse che contano.

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