questo sito è fermo da due mesi, dai due mesi più importanti della stagione ciclistica. e vabbè, ho dovuto scrivere altrove.
tanto per fare il punto della situazione, quindi, ecco un bel riepilogone della stagione delle classiche, con qualche pensiero introduttivo al tutto.
è più semplice del previsto, un pensiero veloce veloce: che palle.
le classiche di questo 2015 forse sono state un soffio meglio di quelle del 2014, ma è davvero un’inezia. la verità è che il ciclismo, nello specifico le corse in linea, sta attraversando una crisi di spettacolarità che anno dopo anno acquisisce dimensioni preoccupanti. ed è difficile slegare questo aspetto alle crisi economiche e politiche che attanagliano il movimento tutto.
le ardenne poi sono state la mazzata finale: vedere la freccia accorciarsi ancora di più, dai 2 km che durava fino all’anno scorso ai 300 metri scarsi di questa edizione; vedere una liegi in cui il gruppo sale in modalità il gregge non soltanto la redoute (è già grave, per la sua storia) ma pure la roche-aux-facons e praticamente anche il saint nicolas, riducendo la decana delle classiche ad uno sprint in salita sul rettilineo di ans… è una pugnalata al cuore per chi ama questo sport.
le soluzioni possibili sono tante, e tutte andranno discusse per bene. da quelle più praticabili come la riduzione del numero dei corridori in squadra (che allargherei a una riduzione degli organici vera e propria) nonchè del numero di squadre al via o la necessaria abolizione delle radioline che tolgono ogni possibile effetto-sorpresa. Oppure interventi più di ampio respiro, come una riforma del sistema dei punteggi del WT che cerchi di disincentivare la lotta al piazzamento premiando maggiormente chi rischia per una vittoria, am la riforma del World tour è un argomento ben più profondo che non può essere analizzata al caldo delle corse appena concluse.
Restano infine gli interventi sui tracciati di gara, che a mio parere (amstel esclusa) sono i meno urgenti, qui il problema riguarda il materiale umano e non soltanto il terreno in cui si corre… perchè da che ciclismo è ciclismo la corsa la fanno i corridori, non i percorsi. Se però un ritocco lo si dovesse fare, be’, io non mi stancherò mai di ripetere che con le tecnologie attuali uno dei pochi elementi che mantiene ancora la sua selettività è il kilometraggio, ed è giunta l’ora da tempo di pensare che almeno le grandi classiche possano tornare ad affrontare grandi distanze. insomma: infrangere la barriera dei 300km.
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