Il prossimo 14 gennanio, nell’ingiustificato scenario del Mart – Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto, la Federazione Ciclistica Italiana voterà il suo nuovo governo, e il presidente che la guiderà nei prossimi 4 anni. Al di là dell’indigestione di maiuscole (non lo faccio più, promesso), il passaggio è quantomai significativo per un ciclismo italiano in crisi drammatica di fondi, prospettive, risultati e idee. Come io la pensi sulla lunga epoca di dittatur governo di Renato di Rocco è cosa nota, e non posso che auspicarmi (senza grandi speranze, invero) che Rovereto rappresenti il definitivo tramonto di questa fase. Ad ogni modo, non avendo diritto di voto ne’ io ne’ i pochissimi che leggeranno quanto segue, mi astengo dai proclami e mi limito a riportare lo scenario imminente. Pur avendo parecchie cose migliori da fare (e grazie ar cazzo, ci vuole poco) e soprattutto da scrivere, ho dedicato le serate di queste vacanze a leggermi per intero le 42 pagine dei vari programmi elettorali. Quella che segue è una sintesi, molto poco oggettiva, a beneficio di curiosi, impiccioni e sognatori. sarà lunga, e nemmeno troppo coinvolgente.