ai risvegli di merda non ci si abitua mai

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Ogni tanto sembra che parlare di ciclisti non sia così diverso dal parlare di cronaca nera. ma non è un’impressione, è davvero la realtà nella sua faccia più cruda, spietata, ordinaria. il mondo in cui abbiamo scelto di vivere, che abbiamo costruito, è fatto così, una danza macabra sui cadaveri, un balletto stretto tra la nostra vita e la madrina della strage, che da tempo ha posato la falce in nome di un ben più efficace paraurti.

ai risvegli di merda non ci si abitua mai. meno di un mese fa era toccato a mike hall, che per quanto lo avessi incontrato nemmeno 10 volte in tutta la mia vita, finivo per considerare un amico. oggi il telefono non smette di vibrare e tocca a una di quelle persone conosciute prevalentemente attraverso uno schermo televisivo, bucato dalla loro umanità.

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Paleontologia e modernità (o della Federciclismo che verrà… forse)

roveretocampana

Il prossimo 14 gennanio, nell’ingiustificato scenario del Mart – Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto, la Federazione Ciclistica Italiana voterà il suo nuovo governo, e il presidente che la guiderà nei prossimi 4 anni. Al di là dell’indigestione di maiuscole (non lo faccio più, promesso), il passaggio è quantomai significativo per un ciclismo italiano in crisi drammatica di fondi, prospettive, risultati e idee. Come io la pensi sulla lunga epoca di dittatur governo  di Renato di Rocco è cosa nota, e non posso che auspicarmi (senza grandi speranze, invero) che Rovereto rappresenti il definitivo tramonto di questa fase. Ad ogni modo, non avendo diritto di voto ne’ io ne’ i pochissimi che leggeranno quanto segue, mi astengo dai proclami e mi limito a riportare lo scenario imminente. Pur avendo parecchie cose migliori da fare (e grazie ar cazzo, ci vuole poco) e soprattutto da scrivere, ho dedicato le serate di queste vacanze a leggermi per intero le 42 pagine dei vari programmi elettorali. Quella che segue è una sintesi, molto poco oggettiva, a beneficio di curiosi, impiccioni e sognatori. sarà lunga, e nemmeno troppo coinvolgente.

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Leoni e leoncini

spottherider

E’ una vita che mi occupo di biciclette e di ciclismo (e di pochissime altre cose), ma fino a ieri Antoine Demoitié non sapevo nemmeno chi fosse. Se volessi fare il giornalista serio ora andrei a ripercorrere la sua carriera, a cercarne i numeri su cqranking o procyclingstats, a tradurre qualche pagina dei siti sportivi belgi per ricostruirne la storia. ma qui non mi interessa, perchè tanto antoine demoitie resterà soltanto un altro, l’ennesimo numero di una strage che non accenna a diminuire la sua richiesta di sangue.

Antoine Demoitié è morto in gara, durante una corsa splendida come la Gent-Wevelgem, nobilitata dall’attacco di Sep Vanmarcke, dalla solare resistenza di vyacheslav Kuznetsov, dall’aggressiva rivalità tra fabian cancellara e peter sagan, uno che a furia di scornarsi coi rivali sta diventando il motore stesso delle classiche, e finalmente è premiato. Di mezzo a tutto ciò è morto Antoine Demoitié. Ed è morto perchè è stato ucciso anche lui, come troppi altri colleghi prima. ammazzato da una motocicletta in strada, come aveva rischiato di capitare a stig broeckx alla kuurne-bruxelles-kuurne, e a tanti altri -da fuglsang a van avermaet, da sergent allo stesso sagan- negli ultimi mesi. Continua a leggere

Dividi et impera. Di neve, merda e Tirreno

Copenhagen2013_70831xa Courtesy of Gehl Architects Aps, Copenhagen, Denmark

i fatti attuali alla Tirreno-Adriatico parlano di una tappa (la foligno – monte san vicino) annullata già dal pomeriggio del giorno precedente.
il motivo è la neve sull’ascesa finale (forse addirittura sulle altre ascese previste, questo non si è capito), scelta corroborata dall’organizzazione con la diffusione di una foto confusa in cui si scorge una strada parzialmente coperta dalla neve tra nebbia e prati imbiancati. la stessa RCS dice che le previsioni sono pessime per il giorno successivo, e qui la cosa inizia a scricchiolare.
1) da che mondo è mondo se il problema è il maltempo prima vai a dormire, e poi la mattina prima della corsa annunci il da farsi. tante volte si è fatto persino nel corso della gara (come alla concomitante Paris-Nice; ah già, ma la Paris-Nice è una corsa ASO, e siamo in guerra);
2) tutte le previsioni meteo più accreditate (di cui una gara di questo livello dovrebbe avvalersi con cura) prevedono invece temperature in rialzo e scongiurano il rischio neve sotto i 1400 m. le foto catastrofiche ritraggono un’area in cui ha nevicato parecchio la settimana scorsa;
3) una corsa importante come la Tirreno non può pensare di non avere un piano B per una tappa sopra i 1000m a marzo, specie se è la tappa decisiva come in questo caso. eventualmente anzi sarebbe tenuta ad avere anche un piano C, ovvero una tappa anche radicalmente differente (ad esempio corsa nel fondovalle con solo un arrivo a metà salita, la geografia di queste zone peraltro aiuta tantissimo, non siamo sulle dolomiti) ma che non comporti uno stop assoluto per i corridori, con conseguenze immaginabili su sponsor, enti locali, spettatori, tv, ecc… Vegni sostiene che ci fosse un piano B ma era impraticabile perchè le zone erano ugualmente a rischio, si riparte da capo ma peggio.
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[Richmond2015] Essere George Washington

TonyMartinBleedingNuts

Con la maglia iridata che ancora non indosserà, Tony Martin rende omaggio a HoIlCiclo

I mondiali di ciclismo tornano negli USA, e lo fanno 29 anni dopo quel fulmine blu di colorado springs. Lo fanno anche dopo lemond e hampsten prima, armstrong e hincapie (e landis e hamilton e horner) poi, e durante… boh, durante phinney e van garderen?…

E’ un caso strano, il mondiale che torna negli USA, perchè mentre il ciclismo americano viveva un vero e proprio boom, conquistando il gruppo intero per investimenti e le strade del paese con politiche sulla mobilità all’avanguardia nel mondo la settimana iridata se ne andava a zonzo verso il miglior offerente: prevalentemente in europa, ma pure in Canada, Colombia, Giappone ed Australia, mai in Africa perchè lì col cazzo che l’UCI riesce a raccattare le assurde cifre richieste, ma soprattutto in Europa: in Spagna, in Belgio, in Austria… in Italia. Ecco, mentre negli stati uniti, se non nel mondo, il ciclismo conquistava le strade la rassegna iridata andava ad accontentare cementificatori e politici (did you say @matteorenzi?!) nel Belpaese, con l’assurda statistica di 5 mondiali in 20 anni, destinata a crescere…
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Il Tour visto dal divano. giorno 0.

Domani, tra poco più di 14 ore insomma, inizià il tour.

la crono di utrecht si aprirà con io mio mito Daniel Teklehaimanot e si chiuderà con il redivivo Nibalinejad. due parentesi umane che racchiudono tutto il bello di questa corsa: prima il coraggio e la spensieratezza del tekle pioniere d’africa, poi
quel corridore atomico che -come un anno fa- si veste della maglia di campione iraniano proprio a ridosso del Tour sostituendo il grigio e tristo nibali degli altri 11 mesi dell’anno.

sarà un tour importante questo che arriva, e non soltanto per la sfida tra i big 4 (no, qui gli slayer non c’entrano) che sta scaldando tutto l’ambiente [in tal proposito linko una lunga chiacchierata cui ho partecipato, qui] ma anche e soprattutto per il peso tecnico e politico che QUESTO tour più di ogni altro sembra aver assunto. Continua a leggere